a cura di Antonella Prudente

Chi è Giuseppe Saviano?

Giuseppe Saviano è un delegato del CONI di Avellino, da diversi anni. Credo fortemente che il mio compito non sia finito, perché noi siamo un po’ come coloro i quali si sentono sempre impegnati nelle attività che svolgono sia da dilettanti che da volontari per migliorare il nostro territorio. Quando insegnavo mi sono sempre considerato un sindacalista dello sport, nel senso che bisognava migliorare le strutture, per cui eravamo deboli e siamo ancora deboli, bisognava dare di più ai ragazzi. Sono sempre stato convinto che al centro di tutto nella scuola e nella società ci deve essere l’allievo, così come nello sport ci deve essere l’atleta. Non sopporto chi sa solo lamentarsi e dice ‘ai tempi miei’, bisogna impegnarsi per migliorare le cose. Oggi la situazione è cambiata molto. Noi facevamo il bagno nei fiumi e uscivamo con i girini sulle spalle, mentre adesso in Avellino città e provincia, ci sono piscine comunali, ci sono 4000 posti per ragazzi che vogliono iniziare a nuotare, ci sono tanti tipi di attività che sono nuove rispetto al passato. Tanti anni fa si svolgeva praticamente soltanto calcio e atletica leggera e un po’ di pallacanestro, adesso a cominciare dalle arti, si sono sviluppate molte discipline sportive dalle arti marziali agli scacchi.

Qual è il rapporto tra i diversi livelli del CONI, dal provinciale al nazionale?

Il rapporto credo che sia buono, anche se, purtroppo, il nostro ruolo provinciale è un po’ diminuito perché noi da quando c’è stata, una decisione infausta, se vogliamo dire, di eliminare i comitati provinciali CONI e farci divenire delegati, noi siamo solo dei delegati, appunto, del comitato regionale. Partecipiamo ai lavori della giunta regionale con grande dignità, lo devo riconoscere al nostro presidente regionale, con il quale siamo in pieno accordo sulle attività, stiamo facendo come quello che per noi è stato un grande successo, aver restituito alla città di Napoli, parlo come CONI campano, un intervento importante di circa 80 milioni di euro, come un altro traguardo importante sono i voucher sportivi, pensa che ci sono 88.000 ragazzi che svolgeranno attività motoria gratuitamente, con un intervento di 400€. Credo che siamo leader a livello nazionale sotto questo aspetto. L’UNIVERSIADE, che è stata importantissima, con un intervento di circa 300 milioni di euro in Campania sono stati ristrutturati 61 impianti sportivi , sono iniziative importanti e tante altre se ne dovrebbero fare.

Che cosa intende?

Le palestre delle scuole primarie della città di Avellino, ma credo che pure in provincia sia la stessa cosa, sono non più grandi dei pollai e quindi inadeguate rispetto alle attività motoria odierna, che prevede più spazi, prevede un tipo di iniziative di attività motoria più ariosa rispetto al passato. Abbiamo una scuola di un istituto comprensivo con 1200 alunni e ha una palestra 15 X 10, quando ce ne vorrebbero perlomeno tre. Il problema non è solo la palestra, ma riguarda anche la qualità dell’insegnamento. Pensano di utilizzare il ragazzo, l’atleta come cassa di risonanza per i loro affari nel privato sportivo e quindi per monetizzare questo ragazzo. Se il pubblico non funziona, chi può sceglie il privato.

I risultati del privato sportivo sono diversi?

Spesso accelerano i tempi. La specializzazione precoce delle cose è un danno che si fa ai ragazzi e alle ragazze, non solo sotto l’aspetto fisico, anche sotto l’aspetto mentale. Tutto ciò porta nella maggioranza dei casi all’ abbandono dello sport da parte dei ragazzi, per cui bisogna utilizzare un metodo graduale rispettare la crescita biologica e psicologica.

Tutto questo è valido anche per lo sport degli scacchi?

Per quanto riguarda gli scacchi sembra che ci sia un po’ una sorta di controtendenza, quantomeno in provincia di Avellino, c’è stato un incremento della partecipazione.

Ha inciso anche la decisione ministeriale di incrementare attività scacchistica nelle scuole?

Vorrei essere un po’ cattivo: credo che il ministro lo abbia fatto, perché, non avendo spazio per fare attività motoria, va bene fare scacchi … anche in aula. Sarebbe buona cosa proporre la polivalenza sportiva, mettere il ragazzo davanti alla possibilità di fare più attività, di cui una gli scacchi. Il bambino deve sperimentare tutto, poi, arrivato ad una certa età deve scegliere. Proporrei il gioco degli scacchi perché oltre l’attività mentale, è necessaria anche l’attività fisica. Per partecipare ad un torneo bisogna essere in forma fisicamente e mentalmente.

Nella provincia di Avellino sono aumentati i tornei di scacchi, si gioca molto. Un dato positivo?

Si i numeri sono positivi. Con i tornei che si svolgono in tutta la provincia di Avellino, anche grazie a Marco Picariello, presidente dell’ASD di Montella per le aree interne e a Pasquale De Guglielmo dell’ASD per la città, abbiamo fatto un bel balzo in avanti. E’ importante che ci siano dirigenti bravi sia in provincia che in città, per continuare a portare avanti gli scacchi. Si spera che un domani ci sia una ramificazione in tutta la provincia di Avellino.

Che cosa suggerisce?

Visto il numero crescente dei ragazzi che si avvicinano al gioco degli scacchi, credo che sia necessaria la la formazione, perché a volte un solo istruttore non riesce a seguire un gruppo numeroso di ragazzi .Servono più istruttori e ovviamente le strutture. Qualche anno fa lanciai a tal proposito uno slogan: UNA CASA PER LO SPORT. Ogni sport ha bisogno di spazi propri, non si può smontare l’attrezzatura di un’attività per montarne un’altra.

Il 29 marzo 2025 ci sarà un momento di riflessione organizzato dall’ASD Circolo Scacchistico di Montella, sul tema SCACCHI: SPORT E/E’ COMUNITA’. Qual è la sua opinione al riguardo?

La seconda: scacchi: sport è comunità. Sono sempre stato convinto del fatto che bisogna fare rete. Anche prima di essere eletto Presidente provinciale del CONI, oggi delegato, la mia idea è sempre stata quella di usare lo sport per fare comunità. Non è facile, le cose non vanno sempre bene, tante cose non vanno, basti guardare alla mancanza di rispetto delle regole come accade nel calcio, dove si fa finta di non vedere la delinquenza nelle curve. Spesso si guarda allo sport solo per fare soldi. Lo sport ha fatto aumentare il PIL nazionale, allora bisogna guardare soprattutto al benessere di coloro i quali devono fare attività sportive e il benessere viene pure se c’è il benessere in altri settori della società. Bisogna fare in modo che tutti abbiano la possibilità di fare sport.

Abbiamo fatto riferimento alla città e alle aree interne. Lo sport può essere d’aiuto?

Davanti al problema dello spopolamento delle aree interne, ma anche della stessa città, secondo me la strada è quella di consorziarsi, la strada corretta sia da parte dei comuni sia da parte dell’associazione sia da parte della scuola è mettersi insieme, creare più occasioni di incontro e quindi meno possibilità di abbandono. Lo sport è un momento di incontro, può aiutare a fare gruppo. Se si creano momenti di incontro, si creano i servizi, si crea sviluppo. Secondo me, lo sviluppo delle zone interne è sacrosanto e va fatto prima che ci siano spopolamento ancora maggiore. Io sono fiducioso. Ricordo che una volta studiavamo i corsi e ricorsi storici, per cui credo che un domani si ritornerà di nuovo nei nostri bei paesi.

Lo sport e i ragazzi diversamente abili. Qual è la situazione nella nostra provincia?

Credo che il tema dell’integrazione e quello dell’inclusione siano importantissimi e bisognerebbe discuterne e parlarne tutti i giorni. Oggi è il primo obiettivo per Avellino. Ogni società sportiva dovrebbe creare le condizioni affinché si accolgano questi ragazzi con le loro qualità e che, come tutti gli altri ragazzi, hanno dei limiti , ma diversi. La situazione è di gran lunga migliorata rispetto agli anni precedenti, nel senso che c’è un organo a sé che si occupa di questi ragazzi, diverso rispetto al CONI, il CIP. Si tratta di un’organizzazione che promuove, disciplina, regola e gestisce le attività sportive agonistiche ed amatoriali per persone disabili sul territorio nazionale, secondo criteri volti ad assicurare il diritto di partecipazione all’attività sportiva in condizioni di uguaglianza e pari opportunità. Ancora di più lo sport è comunità