a cura di Antonella Prudente
Chi è Giuseppe Cesaro?
Giuseppe Cesaro è un poeta e artista di Capua, noto per le sue opere che combinano immagini fiabesche e realtà sociale, con un forte impegno per la pace e l’inclusione. La sua carriera artistica e letteraria è ricca di momenti in cui la creatività si intreccia con l’impegno civico, offrendo un quadro complesso e affascinante della sua personalità e delle sue opere.
Nelle sue poesie il luogo è un elemento importante, perché?
Il luogo in cui presi a giocare era tra i tavolini dei bar della mia città, Capua … una città storica sulle rive del Volturno, dove non mancano torri e castelli e rievocazioni di eventi storici. Questo contesto offre un’infinita fonte di ispirazione, dove ogni angolo e monumento racconta una storia che si intreccia con i versi delle mie poesie.
Qual è il suo rapporto con gli scacchi e la scacchiera, ‘luogo’ di gioco?
Gli scacchi rappresentano un luogo di riflessione e strategia, dove ogni movimento richiede intuito, istinto e calcolo, molto simile alla composizione poetica. La scacchiera diventa una tela su cui disegnare strategie e storie, un microcosmo dove l’arte del gioco si fonde con la vita stessa. A Capua ci sono anche le Torri di Federico. Gli scacchi possono cioè essere anche un gioco per rappresentare tradizioni e culture storiche.
Quando gioca a scacchi, il suo è un gioco d’attacco o di difesa?
Sono un po’ leggendari i miei sacrifici. Si diceva che quando Bobby Fischer, con il suo gioco pratico e spettacolare, sacrificava un pezzo, si poteva subito abbandonare. Invece, con Michail Tal, un altro giocatore d’attacco più “fantastico”, non si sapeva se il sacrificio era da accettare o rifiutare. Comunque si perdeva. Diciamo che nel mio dilettantismo cercavo di partire subito all’attacco, talvolta in modo un po’ avventato. Spesso però i giocatori venivano travolti. Un gioco boomerang, mi disse un maestro.
Il suo sogno su una scacchiera?
Gli scacchi sono un po’ una sfera magica dove poter rivedere i miei tornei, con molte vittorie, ma anche delle sconfitte, non meno sorprendenti. Ogni partita è una storia a sé, un viaggio attraverso la strategia e la psicologia del gioco.
Il sogno potrà mai diventare realtà?
Gli scacchi non mi hanno mai deluso. Mi hanno dato molto, ma anch’io ho scritto poesie sugli scacchi molto belle, una delle quali è stata pubblicata dalla prestigiosa “Italia Scacchistica” nel 2003, in tempi ancora giovanili. Questo dimostra che i sogni possono diventare realtà quando c’è passione e dedizione.
Della sua esperienza di agente-educatore cosa ci può dire?
Ad una prigione minorile di Benevento, insegnai il gioco degli scacchi a un ragazzo di Frassi Telesina che riuscì a classificarsi al secondo posto in un torneo con ragazzi delle scuole. Ne fui contento, anche se poi l’ambiente non favorì molto queste aspirazioni rieducative. È stata un’esperienza che mi ha fatto comprendere l’importanza dell’educazione e del supporto in contesti difficili. Comunque, anche al Circolo casertano dove presi a giocare a scacchi vincendo un torneo del circolo con 8 punti e mezzo su 9 (un risultato exploit … in altri tornei simili avevo veleggiato verso metà classifica), dopo aver abbandonato il lavoro continuai a interessarmi di ragazzi difficili. Frequentavo un centro sociale istituzionale del posto. Da lì sarebbe iniziato il mio sorprendente percorso nel mondo non facile delle muse con lo pseudonimo di angelo elmo Non è però l’argomento della nostra intervista. Al Circolo casertano andavo a giocare in tempi giovanili ogni venerdì. Ricordo che il quartiere in via Michelangelo era un quartiere difficile. Dei ragazzi del posto minacciavano i giovani scacchisti perché posteggiavano le macchine nel loro territorio. Essendo stato un ex agente educatore di una prigione minorile beneventana, parlai con tali ragazzini un po’ bulli invitandoli a giocare qualche partita. Purtroppo non sapevano le mosse. Insegnai allora loro la mossa del cavallo, delle torri e degli alfieri. E passammo al gioco, naturalmente senza seguire le regole della partita se non in modo molto parziale. Il cavallo muove ad “L”, quindi in quale casella va? I ragazzi dimostrarono un certo interesse, poi si stancarono e cominciarono a dare fastidio, lanciando i pezzi per aria. Grazie al Circolo casertano di scacchi, ottenni anche un diploma di ‘animatore’ presso una scuola scacchi di Telese.
Il campione mondiale di scacchi oggi è un indiano, qual è la sua opinione?
Penso che il campione del mondo cinese Ding Liren non abbia demeritato, ma ha scontato il suo essere stato un po’ lontano da tornei agonistici. E negli scacchi di oggi, i giovanissimi possono essere fortissimi. Il diciottenne indiano Gukesh Dommaraju è sicuramente tra i più forti della sua generazione, dimostrando che il talento e la dedizione non conoscono confini.