a cura di Antonella Prudente

Chi è Gennaro Francione?

Gennaro Francione è nato a Torre del Greco (NA) e vive a Roma dove in pensione come magistrato, col grado di Consigliere di Corte di Cassazione, oggi svolge attività di artista e animatore socio-culturale. Negli scacchi ha conseguito il grado di 2° categoria nazionale.

Come scrittore ha pubblicato numerose opere teatrali, romanzi, saggi diversi a tema scacchistico. Appena uscito La divina scaccheide. Inferno, purgatorio e paradiso degli scacchi per la Herald Editore, Roma 2024. Ha rappresentato in Italia e all’estero sue opere teatrali, vincendo numerosi premi. Fondatore dell’EUGIUS (Unione Europea dei Giudici Scrittori), di cui è Presidente, ha ideato il Movimento Utopista-Antiarte 2000, basato sulla Fratellanza del Libero Spirito Artistico. Gli è stato assegnato il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli anni 1995-1997-2003-2005. Come drammaturgo ha continuato la tradizione di Ugo Betti (anch’egli giudice), di cui è definito dal Centro Ugo Betti il “naturale erede”. L’11 giugno 2024 gli è stato assegnato il premio internazionale “Enrico Caruso da san Giovanniello a New York”, essendo definito come “forza viva della nuova drammaturgia”.

Scacchi: gioco o passione?

Gli scacchi sono un gioco appassionante e formativo e operano in parallelo se non in congiunzione con lo sport. Dobbiamo riferirci al riguardo alla direttiva del Parlamento Europeo del 2012. Si tratta della Dichiarazione scritta n. 0050/2011, presentata da Slavi Binev, John Attard-Montalto, Nirj Deva, Mario Mauro e Hannu Takkula sull’introduzione del programma “Scacchi a scuola” nei sistemi d’istruzione dell’Unione europea. Si basava su studi realizzati in Germania e in altri Paesi del continente in cui si è visto che il rendimento scolastico degli alunni scacchisti aumentava in media fino al 17 per cento. Fu firmata da ben 415 deputati.

L’insegnamento degli scacchi a scuola viene nella direttiva considerato sport. E, in effetti, uno è sport mentale ma anche fisico. La fatica nello studio fa sì che la fisicità del giocatore influisca sul suo rendimento mentale. Per questo molti scacchisti fanno sport, frequentano le palestre. Noi, nella fatica dei tornei, giocavamo a minigolf per rilassarci.

Gli scacchi sono la metafora della vita?

Sì, gli scacchi possono essere considerati una potente metafora della vita. Come diceva Bobby Fischer, “Chess is life”. Questa espressione non è solo un’affermazione sulla passione per il gioco, ma racchiude un significato più profondo che invita a riflettere sul parallelismo tra l’arte degli scacchi e l’esperienza umana. La scacchiera è un mondo sempre nuovo e le mosse sono eventi fausti o infausti. Per controllarli negli scacchi, come nella vita, è necessario bilanciare strategia a lungo termine e tattiche immediate. Malgradi studi a tavolino c’è sempre l’imprevedibilità degli avversari che rende il gioco elettrizzante. Col tempo e la pazienza si vive e si gioca meglio. Infine bisogna meditare sulle vittorie e sulle sconfitte. Quando vincevo vincevo; quando perdevo mi scervellavo a vedere perché avevo perso imparando di più sul gioco.

Gli scacchi sono talmente intrecciati alla vita consentendo di vivere meglio che ho scritto l’inedito De Bello Latrunculario (Gli Scacchi e l’Arte Universale della Guerra). Un trattatello che cerca attraverso gli scacchi di realizzare la padronanza su se stessi, per trovare in qualunque situazione l’arma per vincere, avvalendosi degl’insegnamenti dei grandi maestri di scacchi ma soprattutto dei maestri dell’arte bellica Sun-Tzu e Mihamoto Mushashi. Lo stile è tipico dell’estremo Oriente, soprattutto Cina e Giappone, dove si tendeva appunto a “strumentalizzare gli strumenti” da combattimento per realizzare nell’individuo strategie e tecniche individuali per migliorare il proprio livello di vita. In definitiva, gli scacchi non solo imitano la vita, ma offrono anche lezioni pratiche per affrontarla con consapevolezza e determinazione. Forse è per questo che continuano ad affascinare l’umanità da secoli, proprio come la vita stessa.

Dalla Divina Commedia a La Divina Scaccheide. Inferno, Purgatorio e Paradiso degli Scacchi

L’opera appena uscita La Divina Scaccheide. Inferno, Purgatorio e Paradiso degli Scacchi [1] è dedicata al mio nipotino  Morfeo, scacchista in erba che compirà  tre anni a Natale. Mia figlia Maya e mio genero Andrea hanno chiamato il primogenito Morfeo dal nome del personaggio di un fumetto americano (graphic novel) chiamato Sandman. Il protagonista della serie è colui che regola i sogni. Come nella mitologia greca Morfeo ha il compito di vegliare sugli addormentati, in quella germanica Sandman, ovvero l’uomo della sabbia, fa sognare cospargendo gli occhi degli uomini di sabbia magica. Sentendo il nome dato al pupetto mi è scattato il ricordo di Morphy, il campione di scacchi americano. Ho indagato e di là è uscita tutta la serie dell’opera in una reazione a catena.

La forma di scrittura teatrale da me ideata è del tutto nuova. Non più un arido copione ma una Tavola Drammaturgica dove al testo teatrale, leggibile come un romanzo scorrevole, si aggiungono ampie note che trasformano l’opera multipla in un saggio scintillante su quattro epoche (500-600-700-800). Ogni mondo ha il suo Inferno, Purgatorio e Paradiso: anche quello degli scacchi. Si raccontano in questa chiave le gesta di grandi campioni del passato: Gioacchino Greco Cusentino, Leonardo da Cutro, il monaco Rodrigo López de Segura, François-André Danican Philidor e, infine, Paul Charles Morphy, il Morfeo figlio della Musa Caissa.


[1] Herald Editore, Roma novembre 2024, vedi  https://www.heraldeditore.it/catalogo/racconti-romanzi-e-storie-vere/la-divina-scaccheide-inferno-purgatorio-e-paradiso-degli-scacchi/)

Il Sommo Poeta: cosa ha che fare con Gennaro Francione?

Nell’opera La divina scaccheide dopo l’inferno di Morphy (Chataranga Diaboli) e il purgatorio di Philidor (Lo Scacchista di Euterpe), è la volta del paradiso. Divina scaccheide dà anche il nome all’intero ciclo in assonanza con la Divina Commedia di Dante. Un’opera giocosa in due atti, con uno strano giardino edenico dove i trapassati buoni si trovano a fare tutta una serie di giochi dagli scacchi, ai dadi, al backgammon. A dirigere i ludi proprio il Sommo Poeta fiorentino contorniato dagli aedi Cavalcanti e Lapo Gianni, con le loro innamorate: rispettivamente Beatrice, Monna Vanna, Donna Lagia. Il gioco sommo che si pratica là sopra sono gli scacchi e così al centro dell’attenzione vi sono tre scacchisti campioni del 500: Gioacchino Greco Cusentino (il Calabrese fresco arrivato), Leonardo da Cutro (il Puttino) e il monaco Rodrigo López de Segura.

Da uomo di legge, il VI canto politico delle tre cantiche dantesche è da riscrivere?

Dai  sesti canti politici di   Dante traiamo   spunto  per la nostra sfida scacchistica alle istituzioni corrotte nummariamente o  culturalmente, pronte ad investire in armamenti  e in operazioni propagandistiche,  invece di destinare ricchezze al benessere del popolo. Il personaggio principale che troviamo nel VI canto  dell’Inferno   è il  goloso Ciacco, un cittadino fiorentino che mostra le storture del potere tali da causare la lotta tra guelfi bianchi e neri.  Il male primario della città è   la corruzione che invade la politica  e finanche la Chiesa. Il tema della corruzione  è ripreso nel  VI canto del Purgatorio dove sono allocati  i negligenti morti di morte violenta che si pentirono in fin di vita. Qui Dante   incontra il trovatore Sordello da Goito che alla fine  lancia nel suo grido di dolore  l’apostrofe all’Italia: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta / non donna di province, ma bordello!”. Lo spirito profondo  che traggo nelle cantiche seste da Dante, il quale invoca la   legge giusta ormai perduta del saggio Giustiniano, è che il potere è  corrotto in sé  e necessitiamo di una rivoluzione radicale  del sistema essendosi anche l’apparente democrazia attuale trasformata in un’oligarchia. Oggi la scienza deve invadere i poteri sommi dello stato utilizzando umanamene al massimo grado  la tecnologia per eliminare la piramide sociale  e creare un mondo sferico di platonica memoria, con popoli realmente liberti, eguali e fraterni senza capi.   Riteniamo così che il parlamento vada eliminato grazie alla tecnologia web che permetterà al popolo di votare direttamente le leggi. Il governo verrà ridotto a un mero esecutore della volontà popolare e non come adesso che rappresenta una minoranza della popolazione (il 16 %  a fronte dell’astensionismo dilagante),   emanando  l’80 delle leggi  sottraendolo al legittimo parlamento (Movimento cybersferico) [2].

Nel VI canto del Paradiso Dante incontra l’invocato Giustiniano, colui che ha riformato le leggi dell’Impero romano, compilando il Corpus iuris civilis, togliendo il vano e il superfluo.

Il richiamo a Giustiniano  nel cielo di Mercurio ci spinge a riverificare anche oggi  il sistema giustizia creando una   vera Rivoluzione Copernicana,  della Giustizia per togliere oltre il vano  e il superfluo il dannoso  secondo la nostra Tavola delle Prove legali. I processi  dovranno essere basati sulla scienza popperiana  con sole prove forti, ponendo al bando le procedure indiziarie che creano solo romanzi d’appendice mandando in galera masse di innocenti. 

Abbiamo creato. infine,. un sistema di interpretazione umanitaria  e  fraterna delle norme per rendere effettiva la tutela costituzionale dei  deboli (art. 3 2° co. Cost.) [3].

Quando questi progetti si realizzeranno daremo scacco matto all’attuale  Stato Piramidale per creare un meraviglioso  Stato Sferico a  misura d’Uomo.


[2] G, Francione,  Demosfera vs demopiramide (vademecum per rivoluzionare con la democrazia liquida la pseudodemocrazia), Herald editore, Roma 2015.

[3] G. Francione & Co., La tavola delle prove legali (Per la messa al bando del romanzo indiziario e l’avvento del Giudice Scienziato), Nuova Editrice Universitaria (NEU), Roma 2021 . Un libro per tornare al “diritto della persona” ad essere giudicata in base al “Diritto”; G. Francione, Temi desnuda (Vademecum per creare una giustizia giusta), autore e curatore G. Francione, con interventi di  F. Imposimato e P. Franceschetti;  in pre e postfazione Saverio Fortunato e Antonietta Montano. Herald editore, Roma 2015. Vedi anche “Movimento per il Neorinascimento della Giustizia (Mov.Rin.Giu) su https://www.facebook.com/groups/969134863127287

Gennaro su una scacchiera: che pezzo sarebbe?

Il cavallo. È un pezzo teatrale e non a caso tira il carro di Tespi per portare gli attori sulle varie piazze di un paese. L’irregolarità delle sue mosse, la capacità di scavalcare gli altri pezzi e gli ostacoli della vita, l’apparente innocuità scenica per attuare incursioni improvvise e micidiali nel campo avversario mi hanno sempre intrigato.

Il fascino di una partita?

Ci sono partite a scacchi che hanno un fascino misterioso tant’è che è stato istituito nei tornei anche un premio di bellezza. Nella Divina scaccheide ho riportato in nota la fantastica partita di Morphy giocata “alla cieca” all’opera di Parigi nel 1858, contro il duca di Brunswick e il conte Isouard in consultazione. Una meraviglia!

Ma quante altre partite di scacchi mostrano mosse incredibili, evidenziando così il fascino e la bellezza del gioco dei Re. Nella letteratura scacchistica assumeranno certamente il valore di opere d’arte che dureranno nel tempo e renderanno immortali i loro giocatori. Il climax delle partite estetiche fu quella giocata il 21 giugno 1851 tra Adolf Anderssen e Lionel Kieseritzky durante un torneo informale a Londra. Divenne nota proprio come la “partita immortale” per i suoi brillanti sacrifici e gli attacchi successivi che non avrebbero potuto essere più spettacolari. Talora gli scacchi indicano vie esoteriche come mi capitò nell’opera Scacco ad Armaghedon. È una pièce grottesca in un atto che racconta una partita a scacchi combattuta, quasi a parodia tragica de Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman, tra un giudice cieco (l’Angelo della Morte) e don Galdino (un antennista filosofo), per decidere la sorte apocalittica dell’intero pianeta. Orbene feci giocare al computer una partita con se stesso che si concluse con uno stallo finale. Incredibile dictu! Era l’esito che avevo previsto e, giuro, non feci nulla per indirizzare l’incontro in quel senso. Naturalmente la partita con tutti i dati fa parte dell’opera.

Dalla Germania alla Russia, alla Cina, all’India: l’Italia avrà mai il suo grande campione?

Prima o poi verrà il Sinner degli scacchi. Bisogna aspettare i cicli storici. Intanto dobbiamo alimentare la diffusione tra le generazioni di giovani scacchisti, come voi fate brillantemente a Montella, portando il gioco dei Re obbligatoriamente nelle scuole.

Gli scacchi possono favorire l’inclusione sociale?

Il gioco degli scacchi, anaclassista, è accessibile ai ragazzi di ogni gruppo sociale in nome della Fraternité, terzo principio della Rivoluzione francese dopo Liberté ed Egalité, fatto proprio dall’art. 3 2° co. della Costituzione italiana. Certamente gli scacchi rappresentano una forma di educazione alla fraternité. Gli scacchi, come il teatro, contribuiscono alla coesione comunitaria e aiutano a conseguire obiettivi strategici quali l’integrazione sociale e la lotta contro la discriminazione. Fare sport, giocare insieme aiuta a vedere l’altro come un fratello, indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dalla classe sociale, dalla cultura di appartenenza. Fare sport, giocare insieme aiuta a vedere l’altro come un fratello, indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dalla classe sociale, dalla cultura di appartenenza [4].


[4] Vedi G.  Francione,  In nome della Musa Caissa. Attuazione della direttiva europea del 2012 per l’insegnamento degli scacchi nelle scuole, presentato nel convegno “Scacchi Metafora Educativa” (8-9 dicembre 2023, Roma)  organizzato da SME (Vedi intervento Francione ad ore 4 e 12 min.  su  https://www.youtube.com/watch?v=Q-FKCu6gcg0). In generale Francione ha ideato   il progetto  per  una nuova scuola  (Vedi “Discipulus ludens. Per una scuola libera, fraterna, neorinascimentale” su https://www.facebook.com/groups/1375832339103494/posts/8961283450558307/ )

Gli scacchi e le donne?

Molta iconografia antica illustra donne per lo più regali impegnate a giocare a scacchi. Una di queste immagini ha ispirato un momento della mia opera presto in scena Le Roman de La Rose Bleu, liberamente ispirata a Le Roman de la Rose. Il giovane cavaliere Guglielmo de Lorris è uno speziale e un poeta. In un sogno, sotto la guida del vecchio gnomo Cilecca, entra in un giardino misterioso distinto in tre zone: la nera, la bianca e la rossa. In ognuna incontra un modello di donna, ognuna poetessa. La zona bianca è il purgatorio femminile regno della scacchista Cristina da Pizzano, vedova integerrima destinata potenzialmente ad amare il marito Etienne oltre la morte, essendole stato portato via dalla peste. Ebbene il cavaliere Guglielmo parla d’amore e gioca a scacchi con Cristina. Il primato della donna negli scacchi è in nuce rappresentato dalla musa del gioco Caissa. Nella Divina scaccheide, dopo il certame poetico-filosofico sugli scacchi, Dante indirà una sorta di sacra rappresentazione imperniata sulla naiade Cassia per conquistare il cui cuore Marte usò l’espediente di regalarle proprio il gioco degli scacchi. A parteciparvi gli stessi personaggi sopra citati in veste di attori.

BIOGRAFIA  SCACCHISTICA DI GENNARO FRANCIONE

OPERE TEATRALI

1) LA DIVINA SCACCHEIDE. INFERNO, PURGATORIO E PARADISO DEGLI SCACCHI. (Edito dalla Herald Editore di Roma, novembre 2024). Dedicata al nipotino di tre  anni Morfeo.

Trattasi di una Tavola drammaturgica dove al testo teatrale, leggibile come un romanzo scorrevole, si aggiungono ampie note che  trasformano l’opera multipla in un saggio scintillante su quattro  epoche (500-600-700-800) . Si raccontano le gesta di grandi campioni del passato: Gioacchino Greco Cusentino (il Calabreseo), Leonardo da Cutro (il Puttino) il monaco Rodrigo López de Segura,  François-André Danican Philidor Paul Charles Morphy,

2) ORGO CAÏSSA.

Pièce in un atto. In una sorta di Divan dei Pazzi vengono messi a giocare davanti a  scacchiere alcuni mostri scacchistici. I personaggi sono frutto di un’operazione ricostruttiva storica nel senso che, oltre  a un brocco, si sono presi  nomi e caratteri di maestri giocatori realmente esistiti, operando deformazioni  e contaminationes per derivarne una sorta di passerella della follia universale scacchistica e, per traslato, umana.

3) SCACCO AD ARMAGHEDON.

Opera grottesca in un atto che racconta una partita a scacchi combattuta, quasi  a parodia tragica del  Settimo Sigillo di Ingmar Bergman, tra un giudice cieco (l’Angelo della Morte) e don Galdino (un antennista filosofo), per decidere la sorte apocalittica dell’intero pianeta.

4) IL SETTIMO SIGILLO DEL CHE (I QUATTRO CAVALLI DI CHE GUEVARA)

Teatro-documento in un atto.

Il guerrigliero comunista Che Guevara, arrivato in Bolivia per liberarla, s’imbatte nella Morte. Battagliero com’è riesce a coinvolgerla – alla maniera del Settimo sigillo (film del 1956) di Ingmar Bergman –  in una partita a scacchi, ultimo rimedio per  ritardare l’ineluttabile ma soprattutto per cercare un senso alla sua vita e al mondo intero attraverso un gioco di mezz’ora [5].

5) LE ROMAN DE LA ROSE BLEU

Commedia in tre atti, un prologo e un epilogo, liberamente ispirata a Le Roman de la Rose, opera iniziata nel 1237 da Guillaume de Lorris; in seguito fu ripresa e completata da Jean de Meung tra il 1275 e il 1280.

Il giovane cavaliere   Guglielmo de Lorris  è uno speziale e un poeta. In un sogno, sotto la guida del  vecchio  gnomo Cilecca,  entra in un giardino misterioso distinto in tre zone: la nera, la bianca  e la rossa. In ognuna incontra un modello di donna, ognuna poetessa.

La zona nera è  l’inferno femminile, dove alligna la meretrice Veronica Franco, esperta in arti stregoniche e fornitrice, pur di alto bordo, di amore e sesso a pagamento.

La zona bianca  è  il purgatorio  femminile, regno della scacchista  Cristina da Pizzano, vedova  integerrima destinata potenzialmente ad amare il marito Etienne oltre la morte, essendole stato portato via dalla peste.

La zona rossa  è un apparente  paradiso  femminile,  in cui è imbrigliata Suor Giovanna della Croce,  incatenata dalle sue sovrastrutture religiose e morali.

Guglielmo nelle vesti simboliche dei tre magi,  rivelati dal colore della pelle (nera, violacea, bianca), in veste di speziale donerà alle tre dame curcuma color oro, incenso e mirra, per curare rispettivamente la psoriasi, l’allergia da fieno, la cistite.

Alla fine  con le sue arti e con la dolcezza del suo stile riuscirà ad amare tutte le tre donne in reciproca gioia, penetrandone le profondità spirituali e fisiche.

L’esito finale benedetto dallo Gnomo Cilecca sarà il dono da parte della triade femminea della Rosa Blu. E’ il simbolo meraviglioso del  Giardino Totale attorno a cui  si incrociano le donne e   il cavaliere, il tutto terminando in un’estasi di sesso, numinosità e poesia.

6) LEUCOSIA,  REGINA DELLE QUATTRO TORRI (I 4 elementali del triangolo di Karpman)

  Dramma in 4 atti.

  Il triangolo di Karpman, detto anche triangolo drammatico, è un     modello teorico di interazione umana disfunzionale. Gli attori     (vertici del triangolo) sono la vittima, il persecutore e il salvatore.

Il modello triangolare  serve a mappare le interazioni umane disfunzionali. Viene utilizzato per evidenziare i rapporti di potere e responsabilità nei conflitti. Ogni persona ha un ruolo ben preciso in questa interazione, dal suo ruolo derivano conseguenze verso sé e gli altri.

In quest’opera Leucosia lo schema viene utilizzato per analizzare drammaturgicamente le interazioni di tre personaggi,  il Vecchio, Il Giovane, la Femmina, collocati in tre torri terrestri   (Il faro, il capanno nel bosco, l’osservatorio vulcanico) e una aerea..

Dai quattro elementi sgorgano creature elementali che alla fine di ogni atto ricompongono tragicamente o liricamente i conflitti collegati al vivere isolati di pochi uomini.

Un’opera psicanalitica ma insieme surreale e lovercraftiana per raccontare la difficoltà della convivenza di trittici dove rapporti di potere e d’amore s’intersecano su un scacchiera multidimensionale  a creare odissee private dolorose e mortali.

SAGGI

7) DE BELLO LATRUNCULARIO (L’Arte della felicità col gioco degli Scacchi)).

 Un trattatello che cerca attraverso gli scacchi di realizzare la padronanza su se stessi, per trovare in qualunque situazione l’arma per vincere basandosi su testi zen, ma soprattutto  sulle opere di Sun-tzu, Mihamoto Musashi, oltre che sulle vite dei grandi maestri di scacchi.

Lo stile è tipico dell’estremo Oriente, soprattutto Cina e Giappone, dove si tendeva appunto  a “strumentalizzare gli strumenti” da combattimento per realizzare nell’individuo strategie e tecniche individuali per migliorare il proprio livello di vita.

8) LA MUSA CAISSA (ARTI E SCACCHI)

Un trattatello sulle commistioni tra Arte e Gioco dei Latrunculi.

Il tema degli scacchi è stato ampiamente usato nella saggistica, nella narrativa, nelle epistole, nella poesia, nella musica, nel cinema, in teatro. Un lavoro ipertestuale, ricco di notazioni e di foto  dotte, poetiche, curiose, un libro  per mostrare gli esiti di questa elettrizzante caccia al Re Artista Scacchista.


[5] Rappresentato. Vedi http://www.antiarte.it/adramelekteatro/che_guevara.htm