A cura di Antonella Prudente

Nome: Luigi

Cognome: Anzalone

Professione: Professore in pensione

Gioco a scacchi:    SI               

Presentazione:

Luigi Anzalone professore di storia e filosofia nei licei (1969-1995), giornalista dell’Unità (1970-1981), consigliere comunale di Avellino (1985-1995), segretario provinciale del PDS (1992-1995), presidente della provincia di Avellino (1995-1999), assessore regionale della Campania al bilancio, al demanio e ai rapporti con i paesi del Mediterraneo (2001-2005), consigliere regionale del PD (2005-2010), autore di 20 volumi di carattere filosofico e politico.

Qual è il suo rapporto con gli scacchi?

Lo ritengo il gioco più intelligente di mia conoscenza, serve ad allenare la mente all’attenzione e alla capacità di previsione e ne sviluppa la fantasia immaginativa. Da giovane ero un più o meno assiduo giocatore, affrontando in partite di solito molto lunghe avversari che stimavo più bravi di me, per esercitare e mettere alla prova la mia intelligenza. E’ molto tempo però, per i mieiimpegni di lavoro, che non gioco più a scacchi.

Oggi non si parla più di gioco, bensì di sport. In qualità di esperto di filosofia, quali sono, secondo Lei, gli effetti collaterali di questa nuova disciplina sportiva?

Preferisco per gli scacchi la definizione di “gioco”. La preferisco non perché esso sia un termine dal significato più fatuo e meno impegnativo del termine “sport”, ma per la ragione opposta. Gioco e’ una parola dai significati filosofici e letterari profondi e decisivi. Ci vorrebbe un lungo discorso  per spiegarlo. Non e’ ovviamente questa la sede. Qui basti dire che Eraclito fa del gioco la struttura ontologica del mondo o, meglio, del rapporto ontologico del dio con il   mondo. Che definisce “reggimento di un fanciullo che gioca, ovvero sposta i pezzi sulla scacchiera”. Il gioco e’ quindi innanzitutto il gioco degli scacchi, che e’ il più vivido caso in cui l’intelligenza da’ prova di una serietà e di una genialità  che non hanno nulla a che vedere con quell’alcunche’ di fatuo e superficiale che sembra contenere  il termine *gioco”. Non a caso, Giorgi Colli definisce l’Immediato  ds cui promana il mondo, “gioco e violenza”. A sua volta, Johan  Huizinga  parla, nella sua più celebre opera, che ha questo titolo, di “Homo ludens”, che considera una struttura fondamentale della costituzione della società e della cultura. Mettendo insieme a mio modo  la riflessione di Herbert Spencer e di Sigmund Freud, possiamo dire che il gioco degli scacchi ha un valore altamente formativo, preparatorio alla vita, a saperla vivere con impegno forte della ragione e insieme con patico distacco. Senza cadere nella mania del gioco, come nel caso del romanzo “Il giocatore” di Fedor Dostoevskij e del suo stesso autore, mania che sa di freudiano onanismo.            .

A chi consiglierebbe il gioco degli scacchi?

Consiglio a chiunque il gioco degli scacchi per le ragioni sopra dette.

Quanto incide sulla crescita di un individuo un gioco/sport come quello degli scacchi?

La crescita intellettuale (ma anche etica per ragioni evidenti. basti dire che è un gioco in cui non si vince certo barando o facendo cose affini) ne è nettamente favorita.