A cura di Antonella Prudente
Nome: Gerardo
Cognome: Vespucci
Professione: collocato a riposo in qualità di DS
Gioco a scacchi: SI
Presentazione:
Amo il gioco degli scacchi che ho praticato da ragazzo. Successivamente ho smesso, concedendomi solo qualche occasione per passatempo. Credo che il gioco degli scacchi abbia un forte potere nello spingere i praticanti alla concentrazione, alla memorizzazione ed alla sospensione del flusso temporale, che lo rende simile all’otium latino opposto al tempo del negotium.
Qual è il suo rapporto con gli scacchi?
Oggi si può definire di massima attenzione, specie da quando gli studi di intelligenza artificiale hanno prodotto software capaci di rendere i computer capaci di competere ( e vincere) con i migliori scacchisti del mondo.
Oggi non si parla più di gioco, bensì di sport. In qualità di esperto di pubblica istruzione, quali sono gli effetti collaterali di questa nuova disciplina sportiva?
Uno sport in cui si apprendono le regole del gioco, le caratteristiche del “campo di gioco” – la scacchiera – il rispetto dei tempi e la necessità di accettare la sconfitta come occasione per crescere: nessun effetto collaterale
A chi consiglierebbe il gioco degli scacchi?
A tutti i ragazzi di ogni sesso dalla prima classe della secondaria di primo grado in poi
Quanto incide sulla crescita di un individuo un gioco/sport come quello degli scacchi?
Il gioco degli scacchi è essenzialmente individuale, per cui non sono sostenute le finalità collaborative tipiche del gioco di squadra; tuttavia, proprio in quanto praticato da singoli, esso abitua al rigore, all’attesa, alla previsione ed all’anticipo delle mosse necessarie per vincere. Al tempo stesso, però, abitua alla sconfitta e quindi, sul piano conoscitivo, alla consapevolezza della possibilità dell’errore come elemento essenziale del gioco; sul piano psicologico al riconoscimento dei meriti altrui.