Tappa a Sant’Andrea di Conza (Av)

L’Associazione MICHELE MARIANO IANNICELLI, in collaborazione con l’ASD Circolo scacchistico di Montella, ha organizzato la tappa del Gran Prix  sabato 17 agosto in piazza Umberto I a Sant’Andrea di Conza, in provincia di Avellino, 6 Memorial  MARIANO IANNICELLI, gioco libero e  simultanea con la pluricampionessa Mariagrazia De Rosa. 

Prima dell’inizio della gara, ho avuto un piacevole scambio di idee con la Presidente ANTONIETTA SCOLAMIERO, con il referente dell’associazione scacchi di Sant’Andrea di Conza MICHELE LANZA, con la campionessa MARIAGRAZIA DE  ROSA.

Presidente sig.ra Antonietta Scolamiero, qual è  l’importanza del gioco degli scacchi per un territorio come Sant’Andrea di Conza?

Chi ha iniziato a far giocare la comunità di Sant’Andrea è stato mio marito il prof. Iannicelli,  ci teneva tanto.  Appassionato di scacchi sin da piccolo, riesce , anche in qualità di docente,  a costruire in un territorio  come il nostro paese,  chiuso, delle aree interne,  a creare momenti di ‘gioco’ e di divertimento sano. Attraverso l’associazione, abbiamo fatto tanti tornei! Metteva tanta passione, fino ad arrabbiarsi se le cose non andavano come diceva o una partita veniva giocata male. Tanta passione! Dopo la sua morte, non è stato facile riprendere e mettere in moto  tutte quelle cose  che attraverso una scacchiera riusciva a  fare. Da quando ci ha lasciati, l’organizzazione riprende grazie all’ associazione di Montella , e in parte anche grazie a quella di Lioni, sempre sul territorio. Oltre le diverse attività singole proprie del paese,   abbiamo deciso di fare il torneo con Marco Picariello,  poi di partecipare e organizzare insieme la tappa del GRAN PRIX a Sant’Andrea. Ecco allora i bambini mettersi insieme, stare insieme e giocare., Ci siamo legati al circolo, a lui sarebbe piaciuto! Abbiamo visto e vediamo la partecipazione dei ragazzi: pensano, impostano le strategie,si attivano. Oggi i giovani sono abituati a  giochi sterili e pericolosi, il gioco degli scacchi è un gioco sano, quindi l’ importanza  è fondamentale, è gioco che fa  società,è fondamentale insegnarlo sin  da piccoli. La scuola che pottebbe dare tanto, in realtà oggi non  collabora molto,  perché è difficile progettare, organizzare, troppa burocrazia.  Un anno riuscimmo a fare un corso di preparazione al gioco bellissimo, con l’aiuto di  un istruttore di  Calitri, un giovane che faceva incontri piacevoli e ricreativi con i giovani. Fu un successo. Oggi è difficile entrare nelle scuole, cambiano i presidi, manca la continuità, eppure ci sono stati e ci sono ragazzi che riescono a vincere a livello nazionale. I giovani vanno curati, se non li coltivi..se non c’è una costanza, loro si bloccano. Per molti ragazzi leggere un libro come  giocare a scacchi è una perdita di tempo, invece sono attività  che non atrofizzano il cervello.

Presidente, le novità?

Bene, quest’ anno abbiamo pensato ad una cosa diversa, una simultanea, oltre al torneo, che è bellissimo o alla partita con la scacchiera gigante, abbiamo pensato di mettere a confronto i giocatori del ‘ paese’ con  un grande maestro, abbiamo organizzato 10 partite contemporaneamente durante le quali la campionessa  Mariagrazia De Rosa oltre a sfidare i nostri giovani e meno giovani, terrà una lezione su  un ‘attività ludico-sportiva che giova alla mente e al paese tutto.

Lui, mio marito il prof.Iannicelli, da lassu ci vede e spero sia  contento!

Dagli scacchi, come diceva lui , ritroviamo la  nostra  identità. Amici si riuniscono intorno a questo che è un progetto, si può scoprire la passione guardando. Tattica, intelligenza, logica, soprattutto se si comincia a vncere, sono gli aspetti fondamentali di questo gioco. Un esercizio forte e salutare. Mio marito mi raccontava di un  bambino che addirittura riusciva a vincere contro  i grandi e,dopo aver vinto,  prendeva il lecca lecca e se ne andava.

Grazie Presidente, passiamo la parola al responsabile di zona il giovane Michele Lanza. A cui rivolgiamo la stessa domanda: quali vantaggi per la comunità dal gioco degli scacchi?

Prima di tutto va precisato che ormai questo gioco è una tradizione che va avanti da anni anche  con il circolo di Montella e con il GRAN PRIX in  Irpinia. Possiamo dire che è il gioco, lo sport del territorio. I vantaggi? Bene, quest’anno, ad esempio  con l’idea della simultanea che vede la partecipazione di una campionessa e  streamer youtuber, che viene anche a parlarci  ed illustrarci qualcosa in più del gioco degli scacchi, diventa  un occasione per tutti i ragazzi di Sant’ Andrea  e anche il turista che trova eventi  culturali  può  svagarsi,  divertirsi con intelligenza e trascorrere un  pomeriggio come quello di oggi.

Avete difficolta’ ad usare il linguaggio scacchistico con i giovani? Quali sono i problemi che si riscontrano sul territorio, che limitano o bloccano l’attività scacchistica?

No, anzi, si comunica bene. Il linguaggio degli scacchi, quando si parla, perché è un gioco che si fa in silenzio, è un linguaggio unico e direi cinematografico: arrocco, scacco matto…

Il problema che limita qualsiasi attività è quello demografico.  Abbiamo già organizzato in passato progetti con le scuole a Calitri, Montella,  Nusco e abbiamo visto e ottenuto sempre grande partecipazione, a Sant’Andrea la questione è un po’ diversa, non avendo le scuole elementari, i bambini vanno a Conza. Soffriamo uno spopolamento spaventoso, basta guardare le fasce di età: dai  10 ai  15 anni e dai   55  in su, manca la fascia centraledai 15 anni ai 50, questo fa sì che il gioco diventa un gioco per bambini o per vecchi. Ma questo è un problema comune in tutta Italia.

Qual è il tuo impegno, Michele, a Sant’Andrea?

Il mio impegno è quello di riuscire a mantenere vivo il progetto del prof. Iannicelli.

Almeno una volta all’anno, gli scacchi tornano e offrono la possibilità a chi, anche solo  guardando per curiosità due giocatori al tavolo passare il tempo utilizzando una scacchiera e i pezzi,  di avvicinarsi e scoprire la passione. Proprio l’ anno scorso due ragazzini si sono avvicinati al tavolo durante il torneo e oggi sono giocatori anche loro. Si  lascia cadere  il seme, poi qualcosa nascerà.

Grazie alla Presidente Antonietta Scolamiero e al responsabile Michele Lanza e passiamo alla nostra campionessa Mariagrazia De Rosa. Le potenzialità del gioco degli scacchi sono infinite, quanto è importante questo gioco per un territorio come Sant’Andrea di Conza, secondo te Mariagrazia?

Io sono stata già diverse volte nell’avellinese tra Montella, Lioni, Bisaccia. In queste piccole realtà  dove, come oggi qui a Sant’Andrea di Conza, si riesce ad organizzare   tornei, partite di scacchi,  è importante perché  diventa un’opportunità il gioco,  i ragazzi hanno la possibilità di conoscere e uscire fuori dal proprio territorio,  si ha la possibilità, come è stato per alcuni  comuni della provincia di Avellino, di partecipare ai campionati studenteschi, provinciali, regionali, fino alle  gare nazionali. Gli scacchi sono davvero un mondo infinito, perché attraverso la logica, la creatività si scopre  veramente tanto: il problem solving, con cui continuamente siamo obbligati a interfacciarci,il rispetto delle regole per l’avversario…e tanto altro.

Come ci si avvicina oggi ad un gioco  come quello degli scacchi? Un gioco che si fa da seduti, ma fa sudare,  un gioco attivo.  Tu sei approdata agli scacchi  da giovanissima, addirittura  vincitrice e campionessa a 11 anni. Oggi quale consiglio daresti ?

Innanzitutto le scuole hanno un ruolo fondamentale per avvicinare i ragazzi al  cosiddetto gioco direi /sport degli scacchi, perché ricordiamo che gli scacchi sono una disciplina sportiva associata al CONI e, quindi, c’ è veramente, tanto agonismo a questo che viene chiamato erroneamente gioco,  il gioco dei re, il re dei giochi. In pratica durante il percorso delle scuole elementari, cruciale secondo me,  i bambini assorbono prima, possono arrivare anche  a livelli alti, se vogliamo pensare anche all’aspetto agonistico, però anche dal  punto di vista delle abilità che sviluppano questo è importantissimo e questo poi si riscontra  in tutto quello che loro faranno nella loro vita.  Sicuramente consiglierei di  partire dalle scuole, un’ attività sportiva quella degli scacchi come le altre, da svolgere a scuola. Le famiglie possono sicuramente aiutare,  anche se ricordo che ai miei tempi non erano visto proprio come un gioco che aveva un certo appeal, come magari già oggi, nell’ immaginario comune questo sta cambiando, da quando ci è stata ad esempio la serie Netflix  LA REGINA DEGLI SCACCHI, poi durante la pandemia con il fatto che si potesse fare molto poco, parecchi si sono avvicinati agli scacchi, molti lo hanno fatto anche attraverso il mondo on line, è stato il modo più accessibile per raggiungere le altre persone e giocare e abbiamo visto anche una grande crescita da questo punto di vista.  Io faccio anche delle dirette di scacchi  durante le quali  commentiamo gli eventi più importanti  dei campionati del mondo . Praticamente sono diversi i modi e i canali per avvicinarsi, basta la volontà, la voglia di migliorare in modo sano.

Abbiamo parlato di famiglia, nella tua chi  è stato il tuo più grande fun? Chi ti ha sostenuta maggiormente?

In realtà a   me ha insegnato a giocare a scacchi mio zio materno. Lui insegnava il gioco  a mia cugina, io mi sono avvicinata,  è mia coetanea, avevo  sei anni e mezzo allora,  era la mia compagna di gioco, e  avvicinandomi ,mi incuriosì,  e cominciai dopo qualche  spiegazione  ad intervenire, cosa per cui mio zio rimase abbastanza stupito. Da subito dimostrai una certa predisposizione,  da allora cominciò a seguirmi , i miei genitori mi hanno sostenuta, in particolare mio padre, mia madre più protettiva, mio padre mi spingeva ad andare avanti: partire, uscire.

Hai  parlato di regole,   hai parlato di un certo ordinamento negli scacchi, la parola chiave e’ sicuramente rispetto: rispetto del tempo, rispetto  per tutto ciò che da questo sport può venir fuori. Per quanto riguarda la notizia, stravolgente, pazzesca della campionessa russa che ha tentato di avvelenare l’avversaria, cosa ci dici?

L’evento non è una notizia che fa piacere, è uno sport nobile elegante, di classe e intelligenza, non è uno sport che lascia spazio alla violenza. Purtroppo quello che fa notizia in questo ambiente sono spesso queste notizie molto contrastanti .  La nostra realtà è molto rispettosa…a volte però capitano questi episodi. Mi auguro e spero che sia un episodio sporadico, perché non fa sicuramente bene alla nostra piccola realtà, che, speriamo, possa diventare sempre più grande.

Lo  sport non dovrebbe avere sesso, non dovrebbe avere genere, in virtù delle ultime polemiche sul sesso di un giocatore /giocatrice   durante queste olimpiadi francesi, qual è il ruolo della donna secondo te in questo sport?  Pochissime le donne che giocano e che raggiungono risultati concreti come te.

Poche donne giocano, solo l’ ungherese  Judit Polgàr, Grande Maestro è  considerata  la miglior giocatrice donna nella storia degli scacchi, ha infranto numerosi record scacchistici femminili ed assoluti. Oltre lei, nessuna è arrivata così in alto. Come dicevo prima, è importante, soprattutto per le donne, inserirsi subito, sin da bambine. Quando si comincia tardi si entra purtroppo in una realtà fortemente maschile, questo scoraggia molto ancora oggi.

Che fai prima di cominciare la partita?

Sicuramente stringo i pugni.