“Ieri sono stato eletto membro della società degli scacchi, pagando il diploma quattro franchi. È la prima società tedesca di cui faccio parte. Qui tutto si risolve in società” scriveva il 19 luglio del 1856 nella schematica Zurigo Francesco De Sanctis all’amico Camillo De Meis.
Se nell’esilio zurighese giocare gli serviva per stabilire rapporti sociali ed inserirsi in una comunità alquanto elitaria e selettiva, nei momenti di umana solitudine, in una lettera alla moglie, il De Sanctis chiarisce meglio il suo rapporto con gli scacchi:
“Lascia che io mi rifugga presso te da questa torre di Babele, che dicesi Comitato elettorale. Come stava bene a Firenze, con la mia Storia della Letteratura, e con te vicino! E anche preferisco occuparmi di Busi e degli scacchi. Occupazioni innocenti che lasciano l’animo libero e quieto. Mi fa mille anni tornare da te…”
La passione dell’uomo risorgimentale per gli scacchi ora politico-sociale, ora intimamente romantico/sentimentale, lascia intendere l’efficacia di un gioco o sport che grazie al suo esercizio apre libero campo alle lotte dell’intelligenza e irrobustisce spirito e corpo con la virtù dei forti..
“La pazienza, o signori, è il privilegio degli uomini forti ed intelligenti, poiché solo essi non imitano le inesperte reclute, le quali sparano prima di essere a tiro. Essi sanno i mezzi che debbono scegliere, sanno le vie per le quali si ha da andare, e sanno attendere con quella calma e moderazione che è il vero privilegio della forza. (F. De Sanctis, La politica del ministero Rattazzi, Camera dei Deputati, tornata del 22 novembre 1862)”
Questo è il file rouge che unisce passato e presente, che fa della storia degli scacchi una sola lunga parentesi, che, per dirla con Santa Teresa D’Avila, patrona degli scacchisti, completa l’uomo che aspira alla sapienza con l’umiltà che vince.
Santa Teresa d’Avila parlò positivamente di questo gioco, antico più che mai, nel suo Cammino di perfezione, scritto tra 1564 e 1566: “Credetemi, colui che giocando a scacchi non sa dispor bene i pezzi, giuocherà molto male: se non sa fare scacco, non farà neppure scacco matto… Voi certo mi biasimerete nel sentirmi parlare di giochi… Dicono che qualche volta gli scacchi sono permessi; a magior ragione sarà permesso a noi di usarne ora la tattica. Anzi, se l’usassimo spesso non tarderemmo a fare scacco matto al Re divino… A scacchi la guerra più accanita il re deve subirla dalla regina, benché vi concorrano da parte loro anche gli altri pezzi. Orbene non vi è regina che più obblighi alla resa il Re del cielo quanto l’umiltà”.
Espressione di coscienza civile, l’esercizio sportivo degli scacchi, oggi come allora, è nutrimento efficace per chi aspira ad essere GRANDE.
Dalla rubrica SCACCHI E PROFESSIONI:
Alfonso Del Giudice, Professore ordinario di Finanza Aziendale presso la facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano, sostiene che giocare a scacchi è un modo per sperimentare creatività, intelligenza e strategia indipendentemente dall’età e dalla professione.
Sicuramente ha numerose proprietà positive a seconda dell’età: i più piccoli imparano la razionalità delle decisioni, quelli più grandi a sviluppare la creatività e ad agire nel modo migliore con tempi ristretti. Io personalmente mi rilasso, davanti ad un mondo definito come la scacchiera posso inventare infinite avventure in attacco o in difesa.
Con abito sacerdotale e prospettiva filosofica, Don Salvatore Sciannamea parla degli scacchi come gioco per la mente, in quanto permette di acquisire nuove elaborazioni dinanzi alle complesse sfide della vita, aiutando nuove neuroconnessioni e dunque maggiore rapidità di analisi e di calcolo. Gli scacchi sarebbero un ottimo strumento psichico per la mente, una palestra per intuizioni, elaborazioni analisi e soprattutto aiuterebbe a rimettere sempre più al centro la concentrazione, elemento fondamentale per affrontare ogni genere di problemi, oggi così tante volte indebolita per gli innumerevoli stimoli e distrazioni dell’odierna società.
Francesco Tufarelli, direttore generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha con gli scacchi anche un rapporto di tipo estetico, su scacchiere e su pezzi si è esercitata la fantasia anche di tantissimi artisti. Io ho delle scacchiere variegate magari appunto con pezzi che rappresentano i romani, pronti per una ‘battaglia’ a scacchi piuttosto che impegnati in battaglie di periodi storici passati.
… Per tutti è, comunque, un gioco che sviluppa la capacità di concentrazione e sostanzialmente, in un mondo dove siamo continuamente distratti da mille cose e quindi da difficoltà di concentrarci su qualche cosa, con gli scacchi bisogna stare attenti, bisogna controllare tutto, bisogna verificare tutto non solo del tuo gioco, ma anche quello dell’avversario seppure in uno spazio abbastanza limitato. La concentrazione è una delle cose che in questo momento manca, come manca anche il fatto di muoversi con lentezza, facendo decisamente tutto di istinto e avendo soltanto, diciamo, con quest’atteggiamento da telequiz che caratterizza un po’ tutta la nostra vita, la vita amministrativa, la vita politica.
Consulente aziendale e impegnato nel settore di sviluppo delle Risorse Umane, dal 2020 presidente della Federazione Scacchistica Italiana, Luigi Maggi:
Gli scacchi aiutano lo sviluppo di molteplici competenze, tra cui quelle logico cognitive, e se praticati in ambito scolastico aiutano ragazzi e ragazze anche nello studio. Non a caso il Parlamento Europeo con la Dichiarazione del 15 marzo 2012 invita ad introdurre il programma “Scacchi a scuola” nei sistemi d’istruzione dell’Unione Europea. Ma gli scacchi sono anche una palestra di management, consentendo di acquisire o rafforzare una serie di competenze spendibili in ambito lavorativo. Ripensiamo al classico motto di Giovenale “Mens sana in corpore sano”: dobbiamo augurarci che ci sia armonia tra corpo e mente. Gli scacchi servono a questo.
Il gioco di strategia , “il nobil giuoco” è un validissimo metodo di apprendimento. Dalle parole dei quattro professionisti, emerge soprattutto che molti dei criteri decisionali che guidano il giocatore di scacchi siano in realtà applicabili al mondo del lavoro e alla vita in generale. Visione d’insieme e prontezza di reazione sono caratteristiche fondamentali anche all’interno di un’organizzazione dove si identificano con i più noti processi di Decision Making e Problem Solving.